Squadre B, istruzioni per l’uso

Squadre BNella giornata di ieri è stata ufficializzata una riforma rivoluzionaria per il calcio italiano: dalla prossima stagione verranno introdotte in Serie C le squadre B, che andranno a rimpiazzare le compagini fallite in modo da riportare il numero di squadre partecipanti al campionato di terza serie a 60. Le squadre B, che saranno composte da almeno 19 giocatori nati dal 1/1/1996 su una rosa di 23 elementi, potranno essere promosse e retrocesse, ma con delle limitazioni: non potranno militare nello stesso campionato della prima squadra e non potranno iscriversi a campionati dilettantistici (in caso di retrocessione in D dovranno chiedere il ripescaggio in C ma saranno subordinate alle nuove seconde squadre che chiederanno l’iscrizione nella ex Lega Pro).

I pareri sulla riforma sono divergenti: molti spingevano da anni per la sua attuazione, ma in seguito alla sua ufficializzazione vi sono state molte opposizioni. Fra queste ultime spicca quella della Lega Serie B, che ha addirittura minacciato di bloccare il campionato in quanto ritiene dannosa questa rivoluzione. L’opinione pubblica si è dunque spaccata in due. Andiamo pertanto a valutare i possibili effetti dell’introduzione delle squadre B.

In primo luogo occorre analizzare il contesto relativo alla Serie C. Dall’unificazione delle ex Prima Divisione e Seconda Divisione in poi il livello del campionato di terza serie sembra essersi gradualmente abbassato. I club di bassa classifica stanno allestendo rose sempre meno competitive. In questa stagione, inoltre, a causa del mancato raggiungimento del numero prestabilito di partecipanti (60), i play-out sono stati drasticamente ridotti: basti pensare che le squadre che hanno concluso il loro girone al sedicesimo posto (su 19) si sono salvate direttamente. Nei gironi A e C le ultime in classifica, rispettivamente, hanno accumulato oltre 8 punti di distacco dalla quartultimo posto e pertanto sono retrocesse direttamente in Serie D. Discorso a parte nel girone B per il Modena, che è fallito a stagioni in corso. Questa situazione ci porta ad una riflessione. Mentre nelle scorse stagioni l’introduzione di squadre B, imbottite di giovani, avrebbe potuto livellare molto verso il basso il campionato, in questo momento questo effetto negativo relativo al grado di competitività potrebbe non manifestarsi. Alcune seconde squadre, infatti, probabilmente quest’anno si sarebbero salvate senza grossi patemi ed un paio avrebbero anche potuto fare un pensierino ai play-off.

Altro problema della Serie C, come accennato in precedenza col caso Modena, è quello dei fallimenti. Al contrario di quanto si tende a pensare questa grana coinvolge più le società blasonate che le piccole. Ad avere ingenti problemi societari in questa stagione sono state principalmente il Modena, che è stato addirittura escluso dal campionato, il Vicenza e l’Arezzo. Perché alcuni club che nella storia recente hanno spesso militato in Serie B si trovano con l’acqua alla gola? In primis perché vi è una forte disparità fra B e C in termini di diritti TV e ciò va a penalizzare le neoretrocesse. Inoltre, va ricordato che vengono promosse dalla C alla B solo 4 squadre su un totale di 60 (quest’anno di 57, includendo anche il Modena): ciò vuol dire che fare il passo più lungo della gamba è molto rischioso, in quanto ottenere la promozione è una vera e propria impresa e quindi spendere ripetutamente negli anni ingenti somme per conquistare la Serie B può far portare le società a situazioni economiche difficili. Per mantenere invariato il numero di 60 squadre si ricorre ai ripescaggi, ma molte domande vengono rigettate, in quanto spesso le società di Serie D non sono in grado di presentare garanzie adeguate, sia a livello economico sia infrastrutturale. Garanzie che possono invece fornire le squadre B, che fanno capo a società con una disponibilità economica ampiamente maggiore. Le seconde squadre andranno dunque a rimpinguare di volta in volta il numero di club di Serie C riportandolo a 60 e faranno sì che in terza serie vi siano meno fallimenti.

Un punto molto controverso è quello relativo alla formazione dei giovani. I sostenitori del modello spagnolo e di quello tedesco ritengono che l’introduzione delle squadre B sia il modo migliore per far maturare un giovane. Altri, invece, ritengono che non vi sia un impatto positivo significativo e che l’ammissione delle seconde squadre in C potrebbe essere addirittura deleterio. Quali potrebbero essere gli impatti positivi delle squadre B sulla formazione dei giovani? In primo luogo la riforma permette ai calciatori giovani di farsi le ossa affrontando non solo pari età ma anche calciatori esperti, anche con trascorsi in categorie superiore, da cui potranno trarre importanti insegnamenti. Inoltre gli under saranno temprati maggiormente anche a livello caratteriale: un conto è giocare nel campionato Primavera davanti a un pubblico scarno, un altro è ritrovarsi talvolta a giocare in campi caldi con 15.000-20.000 spettatori. Lo scambio di giocatori fra prima e seconda squadra potrebbe inoltre essere maggiore rispetto a quello fra casa madre e Primavera, in quanto i giovani più in gamba potrebbero essere ritenuti pronti per la A prima rispetto a quanto accadeva prima. Vi sono effetti positivi anche per le squadre “classiche” della Serie C, che riceveranno maggiore attenzione mediatica: basti pensare a neopromosse che l’anno prossimo disputeranno per la prima volta un campionato professionistico, come l’Albissola, che avrà improvvisamente la possibilità di confrontarsi contro i giovani delle principali big italiane. I migliori giovani dei club “tradizionali”, inoltre, giocando contro le seconde squadre saranno notati maggiormente dalle società di Serie A e ciò potrebbe aiutare i calciatori interessanti di Serie C ad emergere con più facilità e rapidità. Va ricordato che spesso le società “classiche” hanno molti giocatori in prestito da compagini di A e B: con l’introduzione delle squadre B vi saranno quindi meno calciatori cedibili in prestito e ciò porterà le società “tradizionali” a costruirsi in casa i propri talenti. L’unica perplessità per quanto riguarda il dibattito sulla formazione dei giovani è l’età massima richiesta per le squadre B. Come detto in precedenza, almeno 19 elementi su 23 di queste società satellite dovranno essere nati dal 1/1/1996 in poi. Questa regola sembra poco limitativa: 4 fuoriquota sembrano troppi e inoltre probabilmente sarebbe stato più ragionevole creare squadre under 21 (dal 1/1/1998 in poi) invece che under 23.

Ricapitolando, le squadre B sembrano essere state introdotte proprio nel momento più propizio e potrebbero avere molti effetti positivi, la cui entità è però incerta. Tuttavia questa riforma non può essere considerata la panacea di tutti i mali e bisognerà monitorare attentamente le controindicazioni che potrebbero sorgere. Il giudice supremo, come sempre, sarà il campo.