Longhi al Giovedì – Il destino dagli undici metri

Quante volte sono i rigori ad essere decisivi? L’Italia ha vinto il suo ultimo Mondiale proprio ai calci di rigore, lì un errore avrebbe cambiato le sorti di una finale che aveva in palio il premio di campioni del mondo, mica poco? Dal dischetto, sia ben chiaro, si può sbagliare, solo chi non si presenta mai su quel puntino posto ad undici metri dalla porta non sbaglierà mai. “Non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…”, quante volte abbiamo ascoltato la famosissima canzone di De Gregori? Un passaggio, tra l’altro, vero e condivisibile. Però, ci sono situazioni in cui i rigori sono troppo importanti: segnarli ti eleva, sbagliarli ti condanna. Cosa sarebbe successo se Cristiano Ronaldo, lo scorso anno, avesse sbagliato quel rigore a tempo quasi scaduto dopo che la Juventus aveva recuperato i tre gol di svantaggio dell’andata? Probabilmente, il Real Madrid non avrebbe vinto la sua ennesima Champions e si sarebbe parlato di grande impresa della Juve. Proprio la squadra di Allegri è chiamata ad un’altra impresa la settimana prossima, sempre contro una squadra di Madrid, stavolta l’Atletico, che all’andata si è imposta 2-0 tra le mura amiche in attesa del ritorno all’Allianz Stadium. Non è un momento particolarmente brillante per la Juve che, domenica scorsa, ha violato il San Paolo di Napoli ma rischiando più volte di capitolare. Se Insigne, a cinque minuti dalla fine, avesse trasformato quel calcio di rigore, la Juve non avrebbe portato a casa i tre punti e, vista l’inerzia della partita, si poteva registrare la prima sconfitta in campionato per i campioni d’Italia. A Napoli è particolarmente sentita la gara contro la Vecchia Signora, che vanta un organico di gran lunga superiore a tutte in ambito nazionale, se si sbaglia un calcio di rigore, allora tutto diventa molto ma molto più difficile.
L’importanza della massima punizione è emersa nell’ultimo turno settimanale di Champions. Il Manchester United era chiamato alla grande impresa al Parco dei Principi dopo lo 0-2 dell’andata all’Old Trafford. Una impresa improba, ma da quando c’è Solskjaer sulla panchina dei Red Devils tutto è diventato possibile, il norvegese ha avuto davvero un effetto taumaturgico per i giocatori. Si era nel recupero e, con gli inglesi in vantaggio di un solo gol, sarebbero stati gli uomini di Tuchel ad approdare ai quarti quando, in pieno recupero, il Var ha decretato un calcio di rigore in favore dello United per un mani in area di Kimpembe. Quanto pesava quel pallone su cui erano aggrappate le speranze di qualificazione della squadra inglese? Fuori luogo e anti-sportivi i tentativi dei giocatori francesi di innervosire Rashford che, con straordinaria freddezza, ha regalato ai suoi una qualificazione straordinaria condannando i plurimiliardari del Psg ad una umiliazione cosmica. Un rigore aveva gonfiato le speranze della Roma di sognare i quarti, sempre un rigore l’ha condannata all’eliminazione. Se De Rossi avesse sbagliato dagli undici metri, probabilmente il Porto avrebbe dilagato e la qualificazione si sarebbe decisa ben prima dei supplementari. Proprio nell’extratime, dopo aver sofferto tantissimo nell’arco dei 90’, i giallorossi sembravano più lucidi dei portoghesi, che ormai non ne avevano più. Poi la trattenuta di Florenzi in area su Fernando ha indotto l’arbitro, anche in questo caso con l’ausilio della tecnologia, a concedere il rigore al Porto. La domanda è la stessa: quanto pesava quel pallone? Telles non ha avvertito la pressione e, battendo Olsen, ha firmato il gol del passaggio ai quarti, tutto grazie ad un calcio di rigore, per la serie “mors tua, vita mea”. Quanti ne saranno ancora decisivi tenendo milioni di tifosi con il fiato sospeso? Il destino può dipendere da undici metri.

A cura di Maurizio Longhi