ESCLUSIVA – Vittorio Galigani: “C’è bisogno di riforme radicali, varie incogruenze nelle squadre B”

L’Italia calcistica oggi è stata scossa dai fallimenti di otto squadre, tra tutte Bari e Cesena. A questo proposito abbiamo intercettato telefonicamente Vittorio Galigani, storico direttore sportivo, tra le altre, di Milan, Taranto, Pescara, Trapani, Foggia e Potenza. Ecco le sue parole, in esclusiva ai nostri microfoni:

Disastro nel calcio italiano: tra B e C sono saltate otto squadre, in serie A rischiano Chievo e Parma.

Sono anni che nei locali istituzionali aleggia il bisogno di riforme radicali. Nell’ultimo periodo il discorso delle plusvalenze, delle scadenze e il fatto che l’Antitrust abbia stabilito che le fideiussioni debbano essere sia assicurative che bancarie hanno peggiorato la situazione, il cui culmine è rappresentato dall’esclusione di queste otto squadre dal calcio professionistico. E’ indubbiamente una sconfitta per il sistema, nulla infatti è cambiato nel periodo del commissariamento post Tavecchio.

 

Si parla di Serie A a 16 squadre, Serie B a 18 e una riforma completa della Serie C. Qual è, a suo parere, la migliore medicina per il sistema calcio italiano?

Eccettuato il discorso serie A, a mio parere sarebbe necessario ridurre le squadre negli altri campionati: la soluzione ideale sarebbe portare la Serie B a 20 squadre e comporre la Serie C con due gironi da venti squadre ciascuna. Mi piace chiamare l’Italia il “paese dei campanili”: infatti, ci saranno sempre città metropolitane a lottare nei campionati che contano. Dunque, in questo modo si garantirebbe una solidità economica e finanziaria e si eviterebbero i famosi “turisti del calcio”, come L’Aquila e Mantova.

 

Nei ripescaggi in serie C sono coinvolte anche le seconde squadre come Juve B e Milan B: favorevole o contrario?

Le squadre B potevano diventare oggetto di buona iniziativa, ma se fatta nei modi e nei tempi più giusti. Risulta che la Juventus e il Milan siano disponibili ad iniziare questo percorso sin da subito, ma ad esempio la Juventus non ha ancora scelto l’allenatore nè l’impianto sede delle partite. Attualmente ci sono una serie di incongruenze, ma il principio di questa iniziativa è lodevole.